La Storia

Non è facile conoscere, con precisione, l’origine del paese di Canepina. Numerosi reperti etrusco-romani, ritrovati nelle campagne limitrofe, fanno pensare ad antichi insediamenti esistenti nella zona compresa tra i fossi Corniente, Fontana Vecchia, Rio della Ripa, Rio Francina, Arcella.

Il suo nome CANAPINA, poi Canepina, deriva quasi sicuramente da cannabinus, di canapa, e non da Capena, come erroneamente si credeva e si scriveva nei secoli XVII-XIX; infatti la coltivazione e la lavorazione della canapa doveva essere una delle maggiori risorse per gli antichi abitanti del paese. Della presenza di vasche per la macerazione di questo prezioso materiale, ne possono essere testimoni i vecchi abitanti, che ancora nei primi anni del ‘900 potevano notare e usare gli antichi manufatti che utilizzavano l’abbondante presenza di acqua.
Alcuni studiosi, rifacendosi ad una notizia riportata da Manente, scrittore del XVI sec., fanno risalire la sua fondazione al 1058, per opera dei prefetti Di Vico. Certamente non è la nostra Canepina, quel fundus canapinae di cui si ha notizia nel Chronicon Farfense del 1093, come ampliamente dimostrato da Beniamino Mechelli in un suo intervento alle “Giornate di studio per la storia della Tuscia” organizzate dall’Ente Medievale di Orte nel 1987. E’ certo però, che nel 1154 Canepina, insieme ad altri castelli venne acquistata da Adriano IV, divenendo così territorio del Patrimonio di S. Pietro.

Giuseppe Signorelli, in uno scritto del 1927, inviato al Podestà di Canepina, ricorda le principali fonti necessarie per ricostruirne la storia. Succintamente si riportano le notizie tratte dai documenti che lo storico viterbese aveva rintracciato, integrandole, dove necessario, con altre ritrovate consultando vari archivi storici.

L’esistenza di Canepina nel sec. XII è testimoniata da una pergamena del 1174 in cui Cristiano di Magonza, cancelliere imperiale, confermò a Viterbo il castello di Canepina, che pertanto doveva essere già assegnato alla Città, in precedenza.

Canepina venne citata in una nota di possedimenti del monastero di S. Martino al Cimino, del 1207.
I Viterbesi, nello statuto del 1251, mettono in risalto come i canepinesi accettino la loro supremazia assoggettandosi ad alcune imposizioni.
Nel 1280 viene occupata da Orso Orsini.

Aderisce nel 1328 all’antipapa Niccolò V.
Da Viterbo, viene data come pegno al rettore del Patrimonio di San Pietro, nel 1332; dal 1341 in poi, Canepina tu retta da Podestà, nominato dal comune di Viterbo. Nel 1365 si ribellò ai viterbesi e si mise sotto la protezioni degli Orsini. Viterbo, però, riuscì a recuperare il castello, e nel sec.XV continuò a nominare il Podestà e il “vicecomes”; ai canepinesi venne imposto l’obbligo di fornire alla citta cereali, frutti e cerchi per le botti.

Il tesoriere del Patrimonio, nel 1432, autorizzò i Canepinesi ad abbattere il castello di Vallerano, ciò che fecero tra le proteste dei Di Vico. Negli ultimi giorni del mese di settembre del 1460, il papa Pio II ritornando dal congresso di Mantova, dopo aver soggiornato alcuni giorni a Viterbo, pernottò a Canepina.

“Arrivammo a Canapina che era già sera e lì passammo la notte. Canapina giace quasi alle falde del monte Cimino, dalla parte dove nasce il sole, ma si trova in una valle tanto scura e profonda che il sole si vede appena. Un torrente che scende dal monte lambisce le mura del borgo. I Colli sono coperti da fitti castagni, che d’estate rendono quel luogo ancora più scuro. Non ci sono quasi altri alberi eccetto qualche noce e qualche melo. Gli abitanti hanno costruito case di legno dove abitano stretti come le api negli alveari, tanto che in una piccola casa abitano più famiglie La coabitazione promiscua fa moltiplicare la gente; il fumo che è tantissimo nelle case, secca i cattivi umori”.

Il Papa dormì in una stanzetta non più grande di un letto e, per stare senza fumo, rimase senza fuoco” così scrive lo stesso pontefice. Successivamente, nel 1487, furono riparate le mura di Canepina includendo nella fortezza i borghi ed aprendo tre porte, una nel castello, la seconda verso Viterbo, la terza a S. Sebastiano. Da un atto del 1490, si conosce come allora esistessero le chiese di S. Maria (Collegiata), S. Corona, S. Giovanni, S. Giovenale e S. Maria del Fossatello.

Le notizie del XV secolo si chiudono con la pestilenza e la successiva carestia che funestò Canepina; inoltre il paese ebbe a soffrire anche i danni causati dall’esercito degli Orsini che vi transitò.

Nel 1507 scoppiò una grande contesa tra Soriano, da una parte e Viterbo e Canepina, dall’altra, per i confini dei rispettivi territorio; poi anche per l’intervento di un intermediario inviato da Giulio II, tali confini vennero situati al Guado dell’Oriolo, distante due miglia sia da Canepina che da Soriano. Durante la Sede Vacante, per la morte di Adriano VI, i fuorusciti di parte gattesca sia di Viterbo come di Canepina, cercarono di sollevare le popolazioni del paese, per poter riacquistare l’indipendenza da Viterbo; ma tutto fu vano, in quanto Clemente VII, successore di Adriano VI con la scusa di sottrarla alle discordie delle fazioni, la sottopose al governo del cardinale Salviati, che la fece amministrare da suoi commissari.

Dopo il sacco di Roma del 1527, fu, dagli imperiali, sottratta al governo pontifìcio e costretta a pagare una taglia a Ottaviano Spinti. Da un testamento del 1529, sappiamo che Giovan Paolo di Anguillara riuscì a recuperarla in favore della Chiesa e così si ritornò ai vecchi patti con i viterbesi.

Con l’elezione di Paolo III fu, il 2 aprile del 1544, annessa al ducato di Castro, del quale seguì le sorti, anche se continuarono i dissidi con il comune di Viterbo che voleva, e spesso ci riusciva, venissero applicati gli antichi patti. Dopo la caduta del ducato farnesiano, con la distruzione totale della sua capitale, Castro, Canepina, nel 1649, venne incorporata, con tutto il territorio dell’ex ducato, alla Camera Apostolica e perciò fu tolto a Viterbo ogni diritto su di essa; seguì le sorti dello Stato Pontificio e della diocesi di Orte – Civita Castellana.

Alla fine del 1600, gli abitanti di Canepina, che era stata divisa in due parrocchie, erano 3119; la parrocchia della Collegiata contava 2502 abitanti e quella di S. Michele Arcangelo ne contava 617.

Nella visita pastorale del 1687, il vescovo Mons. Leoncilli si accorse che nelle sacre funzioni mancava una corale decente. Chiamati allora i rappresentanti di tutte le confraternite del paese, ordinò loro di istituire una scuola musicale con un bravo maestro, al cui mantenimento avrebbero dovuto partecipare secondo la seguente ripartizione delle spese:

Confraternita del S.S. Sacramento 6 scudi, Confraternita del Gonfalone 6 scudi, Confraternita del S.S. Rosario 6 scudi, Confraternita di S. Maria del Pianto 6 scudi, Confraternita della Misericordia 3 scudi, Ospedale di S. Sebastiano 6 scudi, Amministrazione Comunale di Canepina 12 scudi.

Durante il periodo napoleonico, Canepina subì l’occupazione dell’esercito francese; per tutta la durata dell’occupazione, i canepinesi dimostrarono il loro attaccamento alla Chiesa in molte maniere. Curioso è un aneddoto accaduto in questo periodo, riportato dal Santini: II papa Pio VI, preso prigioniero dai francesi, nell’inverno del 1799 attraversò Canepina nel suo viaggio verso la Francia. Arrivato a Viterbo, un soldato di Napoleone, rischiando la vita, gli si avvicinò per rendergli omaggio e baciargli la mano. Era un canonico di Canepina, travestito da militare. Successivamente, i dodici canonici con il vicario foraneo si rifiutarono di giurare fedeltà all’Imperatore francese e per questo furono condotti prigionieri al forte piemontese di Fenestrelle. Negli stessi giorni, racconta il Santini, tredici soldati francesi furono trovati cadaveri sulla scalinata della Collegiata. Dopo quest’atto di violenza, la gente non accettò il sacerdote imposto dai francesi e disertò tutte le funzioni celebrate dal “prete giurato”, fatto venire da Vignanello.

Nel giugno del 1814, subito dopo il ritorno dalla Francia di Pio VII, che nel suo viaggio era passato da Canepina, il Papa ricevette in udienza privata una rappresentanza del clero e della comunità del paese, al quale concesse alcuni importanti privilegi. Anche il papa Gregorio XVI, ritornando a Roma, nel 1851, passò attraverso il territorio di Canepina. Interessante quanto scrive il cav. Sabatucci, riportato dal Moroni :

“Partito la mattina del 5 [ottobre] da Viterbo alle ore 8 antimeridiane per tornare a Roma, alla sommità del monte Cimino, precisamente al luogo detto l’Imposta, si offrì [ al papa ] piacevole spettacolo, poiché dopo un tratto non breve di strada fiancheggiato da verdura e da pilastri ornati di busti in marmo, grandeggiava un arco trionfale adorno di figure esprimenti le Virtù Cardinali. E v’era insieme un aggregato di parecchie sale, il cui concetto andava di pari passo colla magnifica e ricca sua esecuzione. Gregorio XVI giunto colà si degnò di scendere; e fra concerti di scelta musica e d’inni di felicitazione entrato nella prossima pubblica chiesa all’uopo addobbata, e nella quale si erano trovati ad attenderlo il cardinal Pianetti vescovo di Viterbo e Toscanella e il cardinal Brignole, vi stette orando alcun poco, e quindi riuscendo sopra una loggia già preparata, compartì al gran popolo ivi convocato la papale benedizione”.

Per intervento del cav. Agostino Rem-Picci, il papa Pio IX, il 3 giugno del 1859, tolse Canepina alla diocesi di Orte e Civita Castellana e la aggregò a quella di Viterbo che la prese effettivamente in consegna il 3 dicembre del 1872, quando il vescovo Card. Serafini, nella sua visita pastorale alla diocesi, vi si recò ottenendo, dal capitolo di S. Angelo di Viterbo, per la sua Chiesa Collegiata parte della reliquia di S. Corona.

Notizie storiche tratte dal libro di Gianfranco Ciprini "Canepina: frammenti di storia e 
testimonianze di fede